Per ogni Paese europeo, accanto al movimento, stiamo costituendo un Partito, uno strumento che ci permetta di agire a livello elettorale per conquistare rappresentanza politica nei singoli Paesi (come abbiamo già fatto in Grecia dove il nostro partito ha eletto 8 deputati) e domani anche a livello europeo – se si concretizzerà, finalmente, la possibilità di costruire liste transnazionali per le elezioni del parlamento europeo, cui sembra che finalmente l’UE stia lavorando.
I nostri partiti, indipendentemente dalla nazione in cui si formeranno, si chiameranno Mera25.
Il nostro obiettivo è quello di creare uno spazio politico di massa e capillare che ci permetterà di portare a livello elettorale, e poi a livello istituzionale, le battaglie che DiEM25 conduce nella società e che offrirà una casa alle centinaia di migliaia di persone che non si sentono rappresentate dalla politica e alle organizzazioni che combattono giuste battaglie, ma si ritrovano senza rappresentanza.
Un altro partito di sinistra? No, una nuova formazione progressista con la testa in Europa e le gambe in Italia perché la sfida oggi è globale.
E non l’ennesimo, ma un inedito Partito poiché le tradizionali formazioni di sinistra hanno fallito nei loro tentativi: per decenni hanno creato vuoti cartelli elettorali, decisi dalle nomenklature dei partitini e sulla base dei personalismi, morendo, inevitabilmente, il giorno dopo le elezioni, lasciando irrisolte praticamente tutte le istanze sociali che hanno maldestramente tentato di rappresentare.
La stretta connessione con il nostro movimento DiEM25, la proiezione europea, la struttura transnazionale di riferimento, i nostri processi democratici: sono questi gli elementi che rendono inedito Mera25, “not just another political party!”, come usiamo dire. Mera25, ci permetterà, in definitiva, di portare a livello elettorale, e poi a livello istituzionale, le battaglie che DiEM25 conduce nella società; permetterà di rappresentare le istanze sociali, ambientali, culturali del nostro movimento.
Un ulteriore elemento di novità e di forza di cui disponiamo è l’Internazionale progressista: il network di esperienze progressiste nel mondo che abbiamo lanciato assieme a tanti altri, da Sanders, a Corbyn, da Naomi Klein a Chomsky, etc.
Certo, perché se è globale, la sfida va giocata a livello internazionale; se le banche, le big Companies, le lobby e la destra si sono organizzate a livello mondiale, anche il nostro deve essere un movimento progressista che parli una sola voce, dall’America latina, all’India, dall’Europa all’Africa.
Le decisioni prodotte globalmente, infatti, si scaricano verticalmente sulle nostre vite. “Le città sono le discariche dei problemi prodotti altrove” ed è vero: come per le emigrazioni, causate da guerre economiche e commerciali decise in qualche parte del mondo e che costringono milioni di persone che le subiscono ad abbandonare il proprio paese in cerca di approdi umanitari; o come per le numerose crisi finanziarie generate nei mercati globali che, trasformandosi in crisi economiche e sociali, scaricano i loro effetti su noi cittadini; o l’austerity decisa dai burocrati i Bruxelles che si riflette verticalmente sui nostri salari e toglie risorse per gli investimenti sociali; o le big Company che riescono ad aggirare il fisco tramite paradisi fiscali, alcuni presenti in Europa, mentre a noi lasciano tasse elevate e mancanza di servizi essenziali come casa, trasporti, scuola, sanità, reddito.
È questa la sfida che abbiamo accettato di giocare, questo il campo sul quale produrre il cambiamento radicale di cui le cittadine e i cittadini d’Italia, d’Europa e del mondo intero hanno bisogno.
Questa battaglia ha bisogno dell’entusiasmo di tutte e tutti noi, ne vale della nostra libertà e felicità.